Il 13 ottobre 1912 la sua prima rappresentazione in ungherese venne vietata dalla polizia di Budapest; nel 1921, la sorte di quest’opera conobbe una reazione a dir poco esagerata, con seguito di tumulti veri e propri.
Non solo, infatti, il testo venne considerato dalla stampa clericale e nazionalista “pornografico”, ma aveva, inoltre, la pecca di esser stato scritto da un autore ebreo, Arthur Schnitzler. «Il senso morale del nostro popolo cristiano, radicato nella propria terra, viene di continuo ferito nel più grave dei modi dalla rappresentazione di una sordida commedia uscita dalla penna di un autore ebreo», così tuonava il prelato Ignaz Seipel, futuro cancelliere dell'Austria. Che, in effetti, l’autore fosse quanto meno scabroso per l’epoca, tuttavia, era già cosa nota; Girotondo, infatti, fu scritto circa venticinque anni prima e sia in Germania che in Austria era stato oggetto di vicende editoriali tormentate che avevano portato addirittura al divieto di rappresentazione.
Non solo, infatti, il testo venne considerato dalla stampa clericale e nazionalista “pornografico”, ma aveva, inoltre, la pecca di esser stato scritto da un autore ebreo, Arthur Schnitzler. «Il senso morale del nostro popolo cristiano, radicato nella propria terra, viene di continuo ferito nel più grave dei modi dalla rappresentazione di una sordida commedia uscita dalla penna di un autore ebreo», così tuonava il prelato Ignaz Seipel, futuro cancelliere dell'Austria. Che, in effetti, l’autore fosse quanto meno scabroso per l’epoca, tuttavia, era già cosa nota; Girotondo, infatti, fu scritto circa venticinque anni prima e sia in Germania che in Austria era stato oggetto di vicende editoriali tormentate che avevano portato addirittura al divieto di rappresentazione.
In Girotondo si dipana attraverso dieci atti unici il tema dell’amore come piacere fisico e inteso in tutte le sue sfumature -e che sconfina spesso e volentieri in mera abitudine-, parallelamente a quello dell’omogeneità dell’essere umano e della crisi generale dell’uomo contemporaneo. Se nel primo atto, infatti, la prostituta adesca il soldato, il cerchio degli incontri amorosi che si va componendo nel corso dell’opera si chiude con il conte che incontra la prostituta, in un “gioco delle coppie” costante, in cui uno dei due protagonisti è sempre anche uno dei due partners dell’atto successivo, a sottolineare come, al di là di una gerarchia sociale, nessuno poi esca illeso dalla catastrofe affettiva e amorosa in cui ogni essere umano, inevitabilmente, prima o poi, si imbatte.
Tradotto da Paolo Chiarini -che ne è anche il regista e lo scenografo- il teatro Eliseo dal 7 al 26 febbraio ne propone una versione allestita dal Teatro Biondo Stabile di Palermo ed interpretata da Giulio Brogi, Liliana Paganini, Gian Paolo Poddighe, Pierluigi Corallo, Vito Di Bella, Giovanna Di Rauso, Eva Drammis, Valentina Gristina, Anna Gualdo e Luciano Roman.
Dall’autore di Doppio sogno (Traumnovelle, nel 1999 riproposto e rivisitato per il grande schermo da Stanley Kubrick nel suo Eyes Wide Shut), un’opera forse di difficile “digeribilità”, ma tuttavia profondamente vera, sia quanto ai rapporti che spesso si instaurano tra le persone di tutte le epoche e di tutte le estrazioni sociali, sia quanto alla necessaria riflessione sulla condizione umana che ne dovrebbe seguire.